Se la giornata è andata male, se siamo stressati, stanchi, delusi, nervosi, logorati e ci ritroviamo a guardare tristemente la pioggia cadere oltre il vetro, in quel preciso momento arriva l’ora di affidarci al potere terapeutico di un sapore. Sì, perché questo particolare tipo di cibo è capace di ristabilire un equilibrio emotivo e rimettere insieme i pezzi della nostra anima confusa proprio quando tutto sembra perduto. Andiamo a scoprire che cos’è il comfort food.
Cosa significa comfort food e come lo si declina in chiave italiana
Letteralmente comfort food, tradotto dall’inglese, significa cibo di conforto, dunque un insieme di alimenti che evocano sensazioni di benessere, sicurezza, familiarità.
Ogni persona associa al comfort food un significato affettivo diverso e personale, legato ai ricordi, spesso dell’infanzia, e a una sfera psicologica che coinvolge emozioni, memoria e identità.
Insomma, il comfort food all’italiana, e non solo, comprende tutte quelle ricette della tradizione di ogni famiglia che al momento giusto ci fanno sentire coccolati, rassicurati e finalmente al sicuro.



Il cibo della memoria: perché ci fa stare bene
Marcel Proust, quando scrive Alla ricerca del tempo perduto, racconta che in un momento di profonda tristezza trovò un immediato benessere assaporando un pezzetto di madeleine inzuppato nel tè, perché quel sapore, con la sua dolcezza e il suo aroma, risvegliò in lui ricordi d’infanzia nitidi e pieni di calore, trasportandolo istantaneamente in un passato felice.
Questo esempio letterario sintetizza la nostra generale tendenza a cercare conforto nelle pietanze che eravamo soliti consumare ai tempi dell’infanzia, e che nell’immediato ci suscitano un sentimento di nostalgia e rassicurazione perché ci ricordano momenti felici e spensierati vissuti con le persone care. Tutti abbiamo la nostra madeleine, nessuno escluso.
Il comfort food ci fa stare bene perché agisce su più livelli, ovvero quello biologico, quello psicologico e quello sociale.
Dal punto di vista biologico, dato che molte pietanze che ricordiamo con affetto sono ricche di carboidrati e grassi, stimola la produzione di neurotrasmettitori come la serotonina e la dopamina, che contribuiscono a migliorare il tono dell’umore; a livello psicologico attiva ricordi autobiografici e associazioni emotive positive, contribuendo a ridurre la percezione dello stress, e infine a livello sociale favorisce un senso di appartenenza a una comunità e a una tradizione.
Piatti regionali che raccontano l’identità del territorio
Il concetto di comfort food italiano si fonde con il patrimonio gastronomico regionale, dove ogni piatto è il frutto di una storia secolare, di un territorio e dei suoi prodotti tipici e di una comunità e del loro saper fare in cucina. Le ricette della tradizione non solo soddisfano il palato, ma custodiscono memorie familiari molto intime e al tempo stesso ci raccontano l’identità più profonda e vera del luogo da cui provengono.
Dalla polenta fumante delle Alpi e delle Dolomiti alla scarpazza ligure, una torta salata di verdure con riso o farro, dalle arancine siciliane alle bombette pugliesi, dalla parmigiana di melanzane ai tortellini, dalla sbrisolona mantovana al più semplice e diffuso comfort food del Paese, il riso in bianco, ogni specialità locale riporta alla cucina di casa e diventa un ponte tra passato e presente.
Noi siamo anche il frutto di quei sapori. E ne andiamo fieri. Ricette raccolte nei quaderni della nonna o tramandate a voce, custodi della nostra memoria e parte profonda della nostra identità, si trasmettono di generazione in generazione mantenendo vivi emozioni e ricordi.

Comfort food e sostenibilità: il valore del cucinare semplice
Il comfort food, forte della sua capacità di evocare ricordi e rassicurare i sensi, può diventare anche un grande alleato della sostenibilità.
Scegliere ingredienti locali e di stagione, preferire ricette tradizionali che valorizzano ciò che si ha già in dispensa, ridurre gli sprechi e riutilizzare avanzi sono pratiche che rendono il cucinare semplice non solo un gesto di cura verso sé stessi, ma anche verso il pianeta.
La preparazione di piatti genuini e poco elaborati, come zuppe, minestre, torte salate o pane fatto in casa, incoraggia un rapporto più consapevole con il cibo, riducendo l’impatto ambientale e riscoprendo il piacere di una cucina lenta, capace di nutrire corpo, memoria e voglia di stare insieme e condividere quello che amiamo.

Stagioni e cucina di casa: quando il tempo guida la ricetta
Nelle varie tradizioni gastronomiche italiane, il comfort food è strettamente legato al ritmo delle stagioni e alla disponibilità degli ingredienti freschi.
La cucina di casa, da sempre, si adatta all’alternarsi dei periodi dell’anno, proponendo piatti che valorizzano i prodotti tipici di ogni fase del calendario. Dalle zuppe calde e sostanziose dell’inverno, come il minestrone o la polenta con condimento corposo, alle insalate di legumi e le verdure fresche dell’estate, il comfort food segue il ciclo naturale della terra, offrendo sempre sapori autentici e nutrienti.
La stagionalità non è solo una questione di gusto, ma anche di tradizione e benessere: mangiare secondo il tempo e il transito delle stagioni significa rispettare il corpo e la cultura del territorio, riscoprendo piatti regionali italiani semplici e genuini che hanno accompagnato generazioni intere.
Così, ogni stagione diventa un invito a riscoprire piatti diversi, che sanno confortare e nutrire, regalandoci un senso di calore e familiarità. Il cibo, in fondo, è un buon amico.
>>> RICETTA: Scarpazza sarzanese
>>> RICETTA: Parmigiana di melanzane
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Scritto da Carlotta Bonsegna
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