Tra il 20 ed il 26 novembre 2023 si è svolta la Settimana di Educazione alla Sostenibilità 2023, organizzata dal Comitato Nazionale per l’Educazione alla Sostenibilità (CNESA2030) sotto l’egida della Commissione Nazionale Italiana per l’UNESCO e con il supporto dell’Associazione per la Commissione Nazionale UNESCO Italia Onlus.
Perché è importante parlare di educazione alla sostenibilità?
Nelson Mandela una volta disse: “L’educazione è il grande motore dello sviluppo personale. È grazie all’educazione che la figlia di un contadino può diventare medico, il figlio di un minatore il capo miniera o un bambino nato in una famiglia povera il Presidente di una grande nazione. Non ciò che ci viene dato, ma la capacità di valorizzare al meglio ciò che abbiamo è ciò che distingue una persona dall’altra“.
Educare è un verbo importante, decisivo, costruisce il futuro, ci rende consapevoli, istruisce alla comprensione della complessità che governa il nostro tempo incerto. Educare alla sostenibilità significa imparare ad ascoltare la verità sul destino del Pianeta.
La crisi climatica, l’inquinamento dell’acqua, dell’aria e del suolo, l’effetto serra, la fine annunciata delle materie, le diseguaglianze, l’aumento della povertà e la mancanza di cibo ci raccontano l’insostenibilità del nostro presente. Siamo in disequilibrio, dobbiamo tornare in equilibrio. Se non lo facciamo non riusciremo più a garantire un futuro bello ai nostri figli.
Questa è la verità. E la verità deve essere trasparente, semplice ma non semplicistica, circolare e non lineare, pervasiva ma non invadente, certificata e non presunta, misurata e non solo comunicata.
Educazione alla sostenibilità, una mappa a guidarci verso un futuro sostenibile
Abbiamo un grande aiuto, una mappa. Sono i 17 SDGs che delineano gli obiettivi di sostenibilità definiti dall’ONU nel 2015 che tutte le organizzazioni, dagli Stati alle imprese a ogni singolo cittadino, possono e devono raggiungere.
Sono gli ESG che determinano il rischio e il valore degli investimenti delle imprese, parametri non finanziari utilizzati per misurare le performance aziendali sotto il profilo del rispetto ambientale (Environmental), delle persone e delle comunità (Social) e della buona gestione e amministrazione (Governance).
Abbiamo il Green Deal europeo, la legge che governa la trasformazione sostenibile del nostro stile di vita, e l’economia circolare che sta insegnando un nuovo paradigma produttivo capace di recuperare e rigenerare ogni risorsa possibile senza sprecarla. E soprattutto, grazie all’investimento nell’educazione alla sostenibilità, abbiamo la consapevolezza delle nuove generazioni che stanno chiedendo con forza un cambiamento ormai non più rinviabile.
Dopo decenni di immobilismo, negli ultimi anni tutto è cambiato velocemente. Nel 2015 esce la Laudato si’ di Papa Francesco, quello che oggi viene considerato il saggio di Economia Civile più importante dal dopoguerra. Un pensiero ribadito in queste settimane dalla Laudate Deum. Il Papa mette in guardia dalle gravi conseguenze dell’inquinamento e da quella “cultura dello scarto” che sembra trasformare la Terra, “nostra casa”, in un immenso deposito di immondizia.
Nello stesso anno le Nazioni Unite presentano i Sustainable Development Goals che definisco gli obiettivi globali di sostenibilità a cui aderiscono, non senza contrasti, quasi tutti i governi del mondo e Larry Fink, CEO del fondo Blackrock, scrive agli amministratori delegati delle imprese più importanti del mondo per dire che le questioni ambientali e sociali non rappresentano più solo una questione etica, ma hanno e avranno sempre di più un chiaro impatto sui profitti. O ci sarà un capitalismo del valore definito dalla sostenibilità oppure, molto più semplicemente, non ci sarà più il capitalismo.
La più importante autorità religiosa, la più importante istituzione pubblica e il più importante fondo di investimento nello stesso anno dicono la stessa cosa, con le stesse parole e nelle stesse settimane. Investire in sostenibilità diventa quindi un fattore competitivo.
Ma la strada per la sostenibilità e la ricerca affannosa di un nuovo equilibrio non sono una passeggiata. Sono una strada impervia lastricata di dubbi, dilemmi, ritardi, contrasti. La sostenibilità mette in discussione tutto quello che pensavamo di sapere prima e apre all’incertezza di quello che non potremo più sapere dopo.
Ma di una cosa siamo sicuri: la Sostenibilità è Meravigliosa e dobbiamo educarci a volerla raggiungere ad ogni costo.
E il grande desiderio di cui tutti abbiamo bisogno si chiama proprio Sostenibilità.
Educazione alla sostenibilità: partiamo dalle cinque parole che stanno cambiando il mondo
SDGs
Sono i 17 obiettivi di Sviluppo Sostenibile (in inglese: Sustainable Development Goals, SDG) definiti dall’Organizzazione delle Nazioni Unite come strategia “per ottenere un futuro migliore e più sostenibile per tutti”.
Gli obiettivi affrontano la sostenibilità definita nelle sue tre dimensioni, economica, sociale e ambientale, che includono la lotta alla povertà e alla fame, il diritto alla salute e all’istruzione, l’accesso all’acqua e all’energia, il lavoro, la crescita economica inclusiva e sostenibile, il cambiamento climatico e la tutela dell’ambiente, l’urbanizzazione, i modelli di produzione e consumo, l’uguaglianza sociale e di genere, la giustizia e la pace.
Economia Circolare
Mentre il tradizionale modello economico lineare è fondato sullo schema “estrarre, produrre, utilizzare e gettare”, l’economia circolare punta a una produzione e a un consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti il più a lungo possibile. In questo modo si estende il ciclo di vita dei prodotti, contribuendo a ridurre i rifiuti al minimo.
L’Economia Circolare viene definita anche attraverso la strategia delle “5 R”: Riduzione, Riuso, Riciclo, Rigenerazione, Recupero.
ESG
La sigla si riferisce ai fattori “Environmental”, ambientali, “Social”, sociali e di “Governance”, societari. Insieme governano la sostenibilità delle imprese e ne determinano il valore.
Per quanto riguarda l’ambiente, l’impegno è quello di favorire processi produttivi meno energivori e con minore impatto sull’ambiente.
I fattori di sostenibilità sociale riguardano le relazioni di lavoro, ovvero aspetti come l’inclusione e il rispetto dei diritti umani, oltre a impattare positivamente con le comunità e i territori dove le imprese operano. Infine, la governance che coinvolge il modo in cui l’impresa è amministrata e come interpreta i propri valori, la propria identità e missione.
Zero Waste
Rifiuti Zero. Non esistono scarti, ma risorse. Non esistono rifiuti, ma materie prime seconde. L’Economia Circolare è un paradigma che definisce un approccio industriale e produttivo che punta a ridurre al minimo o anche a eliminare la quantità di rifiuti da smaltire.
Il materiale di scarto viene riutilizzato, riciclato e utilizzato come risorsa in un circolo virtuoso e sostenibile. Oltre a garantire che i prodotti siano progettati per essere riutilizzati, riparati o riciclati.
L’Upcycling è l’utilizzo di materiali riciclabili per creare prodotti con un valore addirittura maggiore di quello del materiale originale in settori come l’arredamento, il design, la moda o il tessile.
Greenwashing
È il modo di comunicare di quelle aziende, istituzioni ed enti che, per conquistare i consumatori, adottano un’immagine ingannevolmente positiva sotto il profilo dell’impatto ambientale del loro operato attraverso dichiarazioni non verificabili riguardo la lotta contro la crisi climatica, la misurazione dell’impronta di carbonio, l’efficienza energetica, il contenuto di materiale riciclato e il rispetto della biodiversità.
Come? Ad esempio, omettendo e nascondendo gli aspetti negativi delle proprie attività sotto un linguaggio volutamente generico e ambiguo. L’Europa sta approvando una direttiva sui Green Claims per garantire l’autenticità delle dichiarazioni ambientali a tutela e protezione dei consumatori.
Scritto da Paolo Marcesini
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