Guy de Maupassant, romanziere e grande scrittore di viaggi, arriva in Sicilia nel 1885 e ne rimane subito stregato. Il suo racconto è rimasto nella leggenda della letteratura di viaggio per la sua coinvolgente intensità. “Sentiva” la bellezza di questa terra, ne era attratto, coinvolto. Improvvisamente vede l’Etna:
“Davanti a noi una spessa nuvola si leva lentamente come una cortina bianca che sale e che sorge dalla terra. Avanziamo ancora qualche passo, naso e bocca avvolti, per non essere soffocati dallo zolfo, ed all’improvviso, davanti ai nostri piedi, si apre un prodigioso, uno spaventevole abisso, di quasi cinque chilometri di circonferenza”.
Lo scrittore francese non poteva sapere che quel prodigio, il 21 giugno del 2013, a Phnom Penh in Cambogia, sarebbe stato proclamato “Patrimonio Mondiale dell’Umanità” dal Comitato UNESCO.
L’Etna offre una testimonianza straordinaria, ci racconta i principali periodi dell’evoluzione della Terra. Se lo sai leggere capisci la sua storia. Per i siciliani l’Etna è “a Muntagna”, monte per antonomasia, come risulta anche dall’etimologia araba della denominazione medievale dell’Etna: Mongibello (da Mons Gibel/Jabal), monte-monte, ossia il Monte dei monti.
Per tutto il mondo è il vulcano, l’icona stessa del Mediterraneo, un laboratorio straordinario di bio e geodiversità; un paesaggio unico, prodotto di fenomeni vulcanici, geologici, naturali, antropici, caratterizzato dalla quasi continua attività eruttiva dai crateri del suo vertice e da frequenti eruzioni e colate laviche dai crateri e fessure sui suoi fianchi. Questa attività è stata documentata dall’uomo da almeno 2700 anni. Dell’Etna e la sua storia sappiamo tutto.
Il vulcano e il suo Parco: perché visitarlo
L’Etna è uno dei più importanti vulcani attivi del mondo, con un’altezza di 3.350 metri sul livello del mare e un diametro medio di base di circa 40 km. Istituito nel 1987 con lo scopo di “proteggere un ambiente naturale unico e lo straordinario paesaggio che circonda il vulcano attivo più alto d’Europa e di promuovere lo sviluppo ecocompatibile delle popolazioni e delle comunità locali”, il Parco dell’Etna è il primo in Sicilia. L’area protetta si estende lungo una superficie di 58.095 ettari, e comprende 20 Comuni, tutti appartenenti alla Provincia di Catania.
Visitarlo significa esplorare boschi, camminare sulle colate laviche, mangiare bene e avere a disposizione un panorama mozzafiato. Un toccasana per il corpo e per lo spirito.
Quando erutta, e non lo fa raramente, visto che negli ultimi dieci anni l’attività è stata quasi costante, “a Muntagna” ci regala uno spettacolo talmente emozionante da far venire la pelle d’oca, soprattutto al tramonto. Emissioni di gas e lapilli, dove il rosso e l’arancione del fuoco, proveniente dalle viscere della terra, schizzano verso il cielo. Oppure fontane di lava fiammeggiante che colano lungo i crinali della montagna. Alcuni sembrano fuochi d’artificio, altri dei veri e propri fiumi incandescenti. E niente di tutto ciò è frutto della mano dell’uomo, perché è la Madre Terra l’unica saggia e indomabile responsabile di tale fenomeno.
Negli ultimi tre anni il flusso turistico di visitatori provenienti da tutto il mondo è aumentato del 49%. I viaggiatori che decidono di percorrere questo angolo della regione siciliana lo fanno perché amano i sentieri e il paesaggio, l’interesse per la scienza e la geofisica, la possibilità di vedere uno spettacolo naturale unico al mondo, le eccellenti proposte enogastronomiche, il clima capace di mettere d’accordo tutti, la calorosa accoglienza della popolazione locale e, ovviamente, la natura incontaminata e protetta.
Ci possiamo andare sempre, in tutte le stagioni, perché la magia dell’Etna ti sussurra qualcosa di unico in ogni periodo dell’anno. Il 18 e 19 novembre, ad esempio, si segnalano due eventi interessanti, due escursioni organizzate, non difficoltose a livello fisico, denominate “La natura su Etna Ovest”, dedicate all’osservazione naturalistica del versante ovest del vulcano, legata, dato il periodo, alla preparazione dell’ambiente in vista del riposo invernale.
Non solo trekking e paesaggi. L’Etna è buono da mangiare, buono da bere
I terreni vulcanici, vista l’abbondanza di sodio, calcio, magnesio e potassio che li caratterizza, sono tra i più fertili in assoluto. E l’Etna non fa eccezione. Fin da epoche remote, le pendici di questa montagna, grazie a imponenti opere di spietramento e terrazzamento, necessarie vista la forte pendenza di alcune aree, sono state curate e coltivate. La vocazione agricola si rispecchia nella produzione dapprima di segale, leguminose e gelsi per l’allevamento del baco da seta, a cui, in seguito si aggiunsero frutteti, vigneti, oliveti, pistacchieti e noccioleti. Rinomata è anche la produzione di miele. Eccezionali, per la loro biodiversità, sono alcune varietà di frutta, come le mele “Cola”, le mele “Gelato” e quelle “Cola-Gelato”, piccole, dolcissime, profumate e gialle. Oppure le pere “Ucciardona” o “Spinella”, ingredienti immancabili che ritroviamo nei sapori della gastronomia tradizionale.
Come non parlare della produzione del vino?
Le rocce vulcaniche, le sabbie, le ceneri e i lapilli costituiscono un microclima straordinario. Perché le viti, qui, sono coltivate fino a un’altitudine di 1300 metri, dove il contesto climatico mediterraneo si fonde con quello tipico della montagna. Non a caso il legame esistente tra il vino, il clima, le caratteristiche del suolo e il rispetto delle tradizioni, il così detto terroir, ha fatto sì che, dal 1968, i vini autoctoni godano del marchio DOC “Etna” riferito al Bianco Superiore, Bianco, Rosso e Rosato. Sinonimi di eccellenza di carattere, unicità sensoriale e qualità organolettica.
Inoltre, data la particolare conformazione del territorio, i vigneti locali, di collina e di montagna, sono realizzati su terreni terrazzati, all’interno dei quali, oltre alle cantine, non è raro trovare i “palmenti”: larghe vasche scavate nella roccia usate per la pigiatura e la fermentazione dei mosti, dei veri e propri capolavori dell’antica ingegneria rurale utilizzati fino ai giorni nostri. Tutta l’area è, per lo più, caratterizzata da una forte presenza di agricoltura biologica.
La zona di Zafferana Etnea, sul versante est del Parco, è definita “il distretto del miele”, prodotto e utilizzato anche per la preparazione di dolci succulenti, spesso accompagnati da frutta secca. Oltre alle pere, alle mele e al vino, già citati, segnaliamo il pistacchio di Bronte, a marchio DOP, le fragole di Maletto, i liquori di Santa Venerina, la ciliegia, il fico d’India, l’olio e i funghi dell’Etna. Superlativi sono i formaggi come la provola e il pecorino dell’Etna. Tra le preparazioni da ordinare al ristorante non possono mancare la pizza fritta alla siciliana, la polenta di farina di fave, il capretto ripieno di Randazzo e i biscotti dello Sciatore (ricoperti di glassa di cioccolato).
Etna: cosa fare e cosa vedere
Ci troviamo in un’area protetta, di conseguenza le numerose esperienze proposte non possono che rientrare nell’ottica della sostenibilità. E con ciò si intende il rispetto delle risorse naturali, la conservazione della biodiversità e la salvaguardia delle tradizioni storiche, culturali, sociali e produttive locali.
La rete dei sentieri permette di esplorare, sia a piedi che in bicicletta, luoghi dove la natura offre uno spettacolo indimenticabile. Si possono, infatti, percorrere cammini all’interno di rigogliosi boschi di lecceti e querceti secolari, attraversare antiche e recenti colate laviche, oppure costeggiare i crateri del vulcano, ovviamente accompagnati da una guida esperta. E poi ci sono i rifugi, strutture costruite in legno e pietra lavica che propongono, oltre al pernottamento, la possibilità di assaggiare i piatti tipici del territorio e a km 0: un vero trionfo per il palato.
Alcune mete, come ad esempio il comprensorio sciistico Etna Sud-Nicolosi a 2604 metri di altezza, sono punti di interesse che, vista l’altitudine elevata in cui si trovano, sono particolarmente indicati per gli amanti degli sport invernali.
Da non perdere sono le escursioni nei borghi etnei, veri e propri gioielli fondati nell’antichità e conservati ad oggi come bomboniere: Castiglione di Sicilia, incastonato tra boschi, vigneti, aranceti e gole laviche, da cui spicca la cima innevata dell’Etna; oppure Nicolosi, la “porta dell’Etna”, nota località di villeggiatura che, grazie alla posizione strategica, alla dolcezza del clima e all’aria salubre, è stata meta nel passato di personaggi illustri, e nell’attualità di numerosi turisti e “nomadi digitali”.
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Scritto da Carlotta Bonsegna
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