Percorrere la Via dell’Amore significa esplorare una dimensione meravigliosa sospesa tra la montagna e il mare, dove tutti gli elementi si fondono in perfetta armonia e danno vita a un capolavoro frutto della perfetta collaborazione tra uomo e natura.
Una vera icona di bellezza. Parliamo della strada pedonale lunga solo novecento metri, scavata nella roccia e a picco sul Mar Ligure, conosciuta come il sentiero più romantico del mondo, che collega Riomaggiore e Manarola, i primi due borghi delle Cinque Terre, in provincia di La Spezia.
Un territorio che dal 1997 è stato inserito nella lista dei Siti UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità e che, dal 1999, è salvaguardato e valorizzato dal Parco Nazionale delle Cinque Terre.

All’inizio La via dell’amore era “la strada nuova”
La costruzione della Via dell’Amore risale agli anni Venti del Novecento, al tempo dei lavori di ampliamento della linea ferroviaria La Spezia – Genova. Prima di allora, infatti, le Cinque Terre, oltre che le une alle altre, erano collegate ai territori circostanti soltanto grazie alle mulattiere, ripide e tortuose strade sterrate ricavate nella montagna, e alla ferrovia a binario unico.
Per porre rimedio a questo lungo isolamento dovuto alla morfologia del territorio, furono avviati i lavori infrastrutturali per aggiungere il secondo binario alla linea ferroviaria.
E dato che nell’area in oggetto la ferrovia era ed è tuttora costituita principalmente da gallerie, il materiale principale necessario per il suo ampliamento non poteva che essere l’esplosivo.
Fu così creato un piccolo sentiero, nella fascia costiera tra Riomaggiore e Manarola, in cui conservarlo in sicurezza e a debita distanza dai centri abitati. Dopo pochi anni, conclusi i lavori, gli abitanti di entrambi i borghi intuirono l’utilità di tale via di comunicazione che, nonostante fosse ancora abbozzata, in dieci minuti a piedi permetteva di andare da un paese all’altro, un’autentica rivoluzione per la mobilità dell’epoca: nacque così “la strada nuova”.
Immersa nella natura e collocata a circa trenta metri di altezza a picco sul mare, quel sentiero diventò per i giovani di allora un luogo riparato da occhi indiscreti, perfetto per condividere emozioni romantiche e per scambiarsi le migliori promesse. Da lì il soprannome Via dell’Amore.

Un territorio delicato
A partire dal secondo Novecento il territorio delle Cinque Terre (Via dell’Amore compresa), sperimenta la sua vocazione turistica: inizialmente meta privilegiata di pochi, dai primi anni Duemila ad oggi conta sulla provenienza di visitatori provenienti da ogni angolo del mondo.
Questa fetta di Liguria, soprattutto percorrendo a passo lento i novecento metri che costituiscono la Via dell’Amore, è un autentico miracolo. Qui il mare, sia durante la burrasca che durante la bonaccia, accoglie il sole che, tramontando, colora di rosso e arancione il paesaggio.
L’atmosfera romantica che aleggia in questo sentiero è rincarata dalle targhe marmoree affisse alla parete rocciosa, sulle quali si possono leggere le parole e i nomi che i poeti classici hanno dedicato a questo sentimento.
La vegetazione mediterranea, con i suoi costanti profumi selvatici, ricopre i pendii della montagna che ha offerto parte del suo crinale all’uomo, il quale a sua volta se ne è preso cura, non senza difficoltà.
Perché la roccia che custodisce il territorio tende a franare, quindi necessita di una costante manutenzione.
Nel 2012 infatti, proprio a causa di una frana, la Via dell’Amore fu chiusa al pubblico per ben dodici anni, durante i quali sono stati effettuati importanti lavori per la sua messa in sicurezza.
La riapertura nell’agosto 2024 ha, tuttavia, visto una rapida battuta d’arresto, dato che un’ulteriore frana ne ha causato l’ultima chiusura.
Il 14 febbraio, non a caso il giorno degli innamorati, ha festeggiato la riapertura della Via dell’Amore, con la speranza che la natura, in futuro, dimostri clemenza risparmiando ulteriori frane e donando ai “camminatori” di questo piccolo angolo di paradiso, la possibilità di continuare a contemplarlo.

Sensazioni e sapori verticali
Passeggiare lungo la Via dell’Amore significa avvertire la sensazione di stare in bilico tra la montagna e il mare; tale impressione si percepisce in tutta l’area delle Cinque Terre dove l’uomo, nonostante il contesto orografico estremo, è riuscito a insediarsi.
Da oltre mille anni i cinque borghi sono abitati da una popolazione di contadini che ha sfidato le regole della gravità e che con la potenza dei loro muscoli e una forza d’animo eccezionali, ha creato qualcosa di unico, e che, nonostante la fatica, sublima l’amore per le radici, per la tradizione, per la famiglia.
La comunità locale è unita da una forte identità che, tra le altre cose, ha permesso di avviare una produzione vinicola di eccellenza. Parliamo dei marchi DOP, DOC e IGP riconosciuti ai vini delle Cinque Terre e allo Sciacchetrà, un passito il cui enorme valore viene definito dalle condizioni estreme in cui è prodotto e il complicato procedimento per ottenerlo.
Attualmente i vignaioli locali, per trasportare i carichi di uva dal basso del crinale della montagna verso l’alto e viceversa (in questo ultimo caso per caricare l’uva sulle barche, visto che molti vigneti arrivano a pochi metri sopra il mare) si servono di trenini a cremagliera, ma sino alla fine del Novecento, quando queste infrastrutture non esistevano, essi si collocavano le ceste di chili e chili di uva in spalla, percorrendo a piedi centinaia di metri di dislivello.
Per questo l’UNESCO ha definito tale pratica tradizionale come “agricoltura eroica”, concetto che sostanzia lo sviluppo ambientale, sociale ed economico che distingue le Cinque Terre e che ne fa una destinazione sostenibile, soprattutto in periodo di vendemmia.
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Scritto da Carlotta Bonsegna
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