E se un’impepata di cozze facesse bene anche alla natura, oltre che dare piacere al palato?
Al di là della recente minaccia del granchio blu che sta mettendo a dura prova gli allevamenti di vongole, cozze e ostriche soprattutto nell’Adriatico, non è una ipotesi del tutto campata in aria considerando quanto emerge da un interessante studio.
Il gruppo di Ecologia del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Prevenzione dell’Università di Ferrara ha indagato, infatti, le capacità di cattura del carbonio da parte dei mitili allevati nella Sacca di Goro, rinomata località del Ferrarese nota per essere la prima realtà produttiva di vongole in Italia e in Europa, la seconda nel mondo, oltre che per le sue saporite cozze.
Un ambiente lagunare protetto di 1.600 ettari che produce ogni anno 14/15 mila tonnellate di mitili, il 54% per cento della produzione italiana e il 40 per cento di quella europea.
Cozze, vongole e l’impatto positivo sull’anidride carbonica
La ricerca, come altre, ha mostrato come e quanto cozze e mitili siano in grado di catturare molta più CO2 di quella che serve per produrle: i gusci delle cozze ”mangiano” 146 grammi di CO2 per chilo rispetto ai 55 grammi che vengono emessi durante il loro allevamento:
“Nel 2020 le 12.800 tonnellate di vongole veraci prodotte nella Sacca di Goro hanno abbattuto 3 mila tonnellate di anidride carbonica, neutralizzando le emissioni degli impianti di riscaldamento residenziale nel Comune”.
Ma i gusci dei mitili, come quelli delle cozze prodotte in grande quantità e qualità anche in Puglia, dove la nera di Taranto è Presidio Slow Food, o in Veneto, dove la cozza di Scardovari è DOP, possono offrire tanti altri usi e benefici in favore dell’ambiente, a partire dalla possibilità di essere macinati e trasformati in una polvere fine che sembra essere un vero portento quando integrata nei prodotti fertilizzanti, importanti per fornire calcio e altri nutrienti alle piante, consentendo loro di sviluppare radici forti, produrre fiori e frutti e resistere alle malattie.
I benefici ambientali delle cozze si estendono al riciclo. Dai loro gusci nuovi biocarburanti e materiali da costruzione
Circa il 50% del prodotto di una cozza diventa scarto, soprattutto e ovviamente le valve. Il riciclo è un problema perché le valve non possono andare tra i rifiuti umidi in quanto composte al 95% di carbonato di calcio. Ma, appunto, sono una grande risorsa per tanti nuovi progetti come quello europeo di ricerca chiamato GreenLife4Seas che ha come obiettivo quello di sviluppare nuove tecnologie per la produzione di biocarburanti sostenibili da microrganismi marini come i mitili. Il progetto è coordinato dal Politecnico di Bari e vede la partecipazione di altri importanti enti di ricerca italiani e internazionali.
GreenLife4Seas si basa sull’idea che i microrganismi marini sono in grado di crescere in acque ricche di nutrienti, come le acque reflue delle città o le acque di scarico delle industrie, e possono essere poi raccolti e lavorati per produrre biocarburanti come il biodiesel e l’idrogeno.
Il progetto GreenLife4Seas punta anche a sviluppare nuove tecnologie per l‘utilizzo dei gusci di molluschi nella produzione di materiale da costruzione. I gusci sono un materiale naturale e sostenibile che può essere impiegato nella realizzazione di pannelli isolanti, malte e cementi in grado di assorbire e trattenere l’anidride carbonica, contribuendo a mitigare i cambiamenti climatici.
I ricercatori puntano allo sviluppo di nuove miscele di malte e cementi passando poi alla realizzazione di un vero e proprio prototipo di edificio costruito. Stiamo parlando di materiali da costruzione che possono contribuire alla sostenibilità ambientale in quanto biodegradabili e in grado di ridurre le emissioni di gas serra, oltre che i consumi energetici degli edifici.
L’importanza dei gusci dei mitili triturati e ridotti in polvere è riconosciuta sul campo in tantissimi altri esempi applicativi. A partire, mescolati a speciali resine, dalla creazione di piastrelle, orecchini, collane, fino alla realizzazione artigianale di una varietà di altri oggetti ornamentali.
Grazie alla loro resistenza sono stati sperimentati anche per la realizzazione di speciali barriere contro l’erosione delle spiagge.
Cozze e sostenibilità. La UE per una pasta con le cozze anche sostenibile riciclo. Dai loro gusci nuovi biocarburanti e materiali da costruzione
Alla marinara, fritte, ripiene, gratinate, in zuppetta o con gli spaghetti: le ricette con le cozze sono tantissime e sono simbolo della cucina regionale di diversi territori italiani, a partire dalla Puglia. Ma la cozza è buona tutta, anche con l’ambiente, come abbiamo visto. E di lei non si butta via niente, nemmeno l’acqua che si produce nella breve cottura in pentola: adeguatamente filtrata può, infatti, essere utilizzata per condire le bruschette, ad esempio.
Anche per questa loro varietà applicativa, oltre che per sostenerne l’allevamento, la Comunità europea ha recentemente promosso gli “Orientamenti strategici per un’acquacoltura più sostenibile e competitiva per il periodo 2021-2030”. Un’acquacoltura UE più sostenibile e competitiva può infatti contribuire al Green Deal europeo promuovendo la strategia “Dal produttore al consumatore” e accelerando la transizione verso un sistema alimentare sostenibile proprio riconoscendone il potenziale per fornire alimenti e mangimi a bassa impronta di carbonio.
Ricetta: impepata di cozze
Scopri la ricetta nella sezione ricette, al seguente link: Impepata di cozze
Scritto da Redazione
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