La FAO definisce lo spreco alimentare come “la diminuzione della quantità o della qualità degli alimenti derivante dalle decisioni e dalle azioni dei rivenditori, dei servizi alimentari e dei consumatori”. La FAO calcola che a livello globale oltre un terzo del cibo prodotto al mondo va perso o sprecato. Circa il 14% durante la produzione e la trasformazione, e sono le “perdite alimentari”, il 17% durante i processi di vendita e consumo, gli “sprechi alimentari”. In particolare l’11% dalle famiglie in ambito domestico. Secondo il WWF la percentuale sale al 40%, significa che ogni anno vengono sprecati 2,5 miliardi di tonnellate di cibo, 80.000 kg di cibo al secondo. L’UNEP ha certificato che 1,4 miliardi di tonnellate di rifiuti alimentari si producono a livello di lavorazione, distribuzione, vendita al dettaglio, servizi alimentari e famiglie.
Lo spreco alimentare domestico, nella GDO e nella ristorazione: qualche numero utile
Secondo il rapporto Food Waste Index del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, le stime precedenti dello spreco alimentare dei consumatori (domestici e servizi di ristorazione) sono state significativamente sottovalutate. A livello globale, lo spreco alimentare totale generato nella vendita al dettaglio e al consumo è stimato a 121 kg pro capite, con il 61% proveniente dalle famiglie, il 26% dalla ristorazione e il 13% dalla vendita al dettaglio. In Europa 59 milioni di tonnellate di rifiuti alimentari (131 kg/abitante) vengono generate ogni anno con il valore di mercato stimato a 132 miliardi di euro. Secondo Eurostat il 10% del cibo messo a disposizione dei consumatori dell’UE (vendita al dettaglio, servizi di ristorazione e famiglie) viene sprecato.
Ridurre lo spreco alimentare in favore di una maggiore sostenibilità ambientale. NON sprecare cibo significa NON sprecare le risorse del pianeta
Il Food Sustainability Index della Fondazione BCFN Barilla Center for Food Nutrition mette in relazione la sostenibilità del sistema alimentare di 67 Paesi con i dati relativi al reddito e valuta le prospettive di sostenibilità anche sulla base delle azioni volte a ridurre le percentuali di food loss e food waste.
A fronte di una situazione che vede le attività agricole responsabili del 30% delle emissioni globali di gas serra, è assolutamente fondamentale che le strategie legate alla lotta ai cambiamenti climatici comprendano anche profondi interventi a livello di gestione del sistema alimentare e di riduzione dello spreco in quanto doppiamente responsabile di queste emissioni, sia per quelle relative alla produzione dei beni alimentari sia per quelle relative alla loro gestione o distruzione.
“Ridurre lo spreco di cibo serve per la sicurezza alimentare, per la sostenibilità nutrizionale, per il benessere del pianeta”.
Metà del suolo abitabile sul pianeta Terra è destinato alla coltivazione agricola, l’11,5% del suolo, 1,4 miliardi di ettari di superficie agricola producono cibo che non verrà utilizzato. Il 30% del consumo totale di energia a livello mondiale è collegato al settore alimentare, la perdita di cibo rappresenta il 10% del totale dei gas serra globali, Il 25% dell’acqua dolce utilizzata ogni anno è destinata al cibo non consumato. Tutti questi fattori impattano sull’ambiente, rendono il clima instabile, ci espongono a eventi meteo estremi come siccità e inondazioni, hanno un impatto negativo sui raccolti, riducono la qualità nutrizionale delle colture, causano interruzioni della catena di approvvigionamento e minacciano la sicurezza alimentare. Ridurre o evitare gli sprechi alimentari ci aiuta ad avere un impatto positivo sull’ambiente. NON sprecare cibo significa NON sprecare le risorse del pianeta. L’Osservatorio Waste Watcher International ricorda come nella lista dei prodotti più sprecati al mondo ci sono la frutta e la verdura.
Strategie per ridurre lo spreco alimentare in Italia
Secondo Coldiretti il 35% della popolazione taglierà gli sprechi adottando a casa soluzioni salva-cibo e recuperando quello che resta a tavola. Oggi nelle case degli italiani si gettano mediamente ogni anno circa 67 kg di cibo per abitante. Siamo più responsabili dei francesi che ne sprecano 85 kg e dei tedeschi con 75 kg. CONAI nel 2022 ha confermato che quasi 1 italiano su 2 è disposto a pagare fino al 5% in più per un imballaggio capace di conservare più a lungo un prodotto alimentare. I consumatori dichiarano di voler ridurre lo spreco alimentare. Per questo chiedono educazione alimentare nelle scuole e per i cittadini, packaging di nuova generazione che allunghi la vita dei prodotti, etichette innovative capaci di offrire indicazioni e consigli utili facilmente leggibili, confezioni più piccole, spese più frequenti per gli alimenti freschi, una migliore distribuzione del cibo nel frigo e nella dispensa per data di scadenza, una sensibilizzazione sui danni climatici ed economici legati agli sprechi alimentari, di adottare una dieta più sana e sostenibile, di riutilizzare gli avanzi e di riciclare i rifiuti alimentari.
Riduzione dello spreco alimentare: gli obiettivi per il 2030
L’Agenda di Parigi varata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2015 ha adottato gli Obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2030. L’Obiettivo numero 12, Garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo, prevede di dimezzare gli sprechi alimentari pro capite a livello di vendita al dettaglio e di consumatore e di ridurre le perdite alimentari lungo le catene di approvvigionamento e di produzione. L’Unione Europea ha così definito lo sviluppo sostenibile sullo spreco alimentare che i suoi Stati membri si impegnano a raggiungere. E la Commissione europea invita tutti gli attori della catena alimentare a definire le misure necessarie a realizzare gli Obiettivi di sviluppo sostenibile relativi ai rifiuti alimentari e a condividere le migliori pratiche e i risultati ottenuti per definire, valorizzare e comunicare la nuova economia delle relazioni tra produzione e consumo per favorire il contrasto allo spreco alimentare.
Il cibo è un bene comune che deve essere rispettato, condiviso, amato.
Il Patto contro lo Spreco Alimentare, nonsprecoIlcibo.it, invita le marche e le insegne della distribuzione moderna a stringere un patto per limitare ogni forma di spreco domestico aiutando le famiglie ad attivare azioni concrete e consapevoli attraverso la comunicazione di consigli utili e una corretta informazione di servizio. Comunicare e informare fornendo dati, conoscenza, consapevolezza e strumenti utili al raggiungimento degli obiettivi di riduzione dello spreco alimentare contribuisce a ridurre le emissioni di carbonio e i rischi legati al climate change. Il progetto coinvolgerà in via prioritaria tutte le aziende di produzione, trasformazione e distribuzione del settore food and beverage, che attraverso nonsprecoilcibo.it condivideranno strategie e consigli per contrastare lo spreco alimentare. Il progetto coinvolgerà esperienze del terzo settore, start up innovative, università, centri di ricerca e sviluppo, anche attraverso partnership di progetto. il progetto è rivolto principalmente ai 58 milioni di italiani che tutte le settimane fanno le loro scelte alimentari all’interno dei 26.800 punti vendita della Distribuzione moderna in Italia. Clienti e cittadini consapevoli che vogliono acquisire conoscenze e competenze sugli strumenti di riduzione dello spreco alimentare. Beneficiario indiretto è l’ambiente. Ridurre o evitare gli sprechi alimentari ci aiuta ad avere un impatto positivo e sostenibile sull’ecosistema, sulla biodiversità e sul contrasto alla crisi idrica.
Combattere lo spreco alimentare significa dare nuovo valore sociale, culturale ed economico al cibo
Scritto da Paolo Marcesini
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