…ma si dice caco, cachi o kaki?
Cominciamo subito con il chiarire la diatriba sul nome di questo delizioso frutto: il termine corretto in italiano è cachi (traslitterazione dell’ideogramma giapponese 柿, kaki) anche al singolare; chiamarlo caco, quindi, non è proprio esatto. Mentre il colore kaki, che spesso si pensa sia associato al frutto, deriva dalla parola persiana khāk, che significa “polvere, terra”, e indica il color sabbia, non l’arancione di questo prelibato, dolcissimo frutto.
Un altro nome con cui sono conosciuti sia il frutto sia l’albero da cui germina è diospero, ma è scarsamente utilizzato. Quest’ultimo termine deriva dal nome scientifico dell’albero Diospyros kaki, maestosa e longeva pianta della famiglia delle Ebenacee originaria dell’Asia orientale di cui il cachi è la grossa bacca che spunta sui rami in primavera per maturare dall’autunno all’inverno inoltrato.
E quante tipologie di cachi esistono?
Il cachi è conosciuto in Italia dalla fine dell’Ottocento e la sua coltivazione su suolo nazionale prende avvio agli inizi del secolo successivo in Campania, regione che, insieme all’Emilia-Romagna, ne è ancora oggi la principale produttrice.Le varietà più diffuse (pochissime rispetto a quelle presenti in Giappone, ma ci si può decisamente accontentare) sono la Loto di Romagna, che si raccoglie tra ottobre e novembre ma, visto che subito dopo la raccolta non è di buon apprezzamento gastronomico per via della forte componente tannica, aspra e allappante, si prepara al consumo con un periodo di “ammezzimento” (ovvero di riposo) in cassetta, durante il quale raggiunge la piena maturazione. È il cachi più noto, dalla buccia arancione intenso e polpa dolce e cremosa.
Il cachi vaniglia, invece, presenta buccia solitamente più chiara e polpa più soda; il cachi mela (nelle varietà Kako O’Gosho, Fuyu, Suruga e Jiro) ha polpa croccante – come quella delle mele, appunto – e si può mangiare, a morsi e anche senza pelarlo, anche appena colto dall’albero; infine, una chicca: il cachi cioccolatino, più piccolo e dalla polpa più scura, un bonbon di prelibatezza, anche questo non astringente.
I benefici del cachi sulla salute. Fare il pieno di benessere con allegria e dolcezza, senza sensi di colpa
Il cachi, nella sua morbidezza e rotondità e con la vivace gamma di arancione-rosso più o meno carico che sfoggia, è un frutto che trasmette conforto e allegria al solo guardarlo. Quando poi lo si gusta, la sua naturale dolcezza avvolge come una coperta calda… e in questa stagione di coperte calde se ne sente particolare bisogno. Tanto più se contengono, come nel caso del cachi, un concentrato di benefici salutari.
Fonte di proteine vegetali, vitamine (A, C e K, utili, rispettivamente, per il benessere di vista, sistema immunitario, ossa e coagulazione sanguigna) e sali minerali (potassio, fosforo, magnesio e calcio), ricco di fibre, antiossidanti e carotenoidi, il cachi è un vero e proprio tesoro per il benessere dell’organismo, energizzante, difensivo e depurativo (il suo contenuto di acqua è pari all’80%).
Data l’alta concentrazione zuccherina, è necessario consumare il cachi assennatamente, soprattutto in caso di diabete o sovrappeso, ma per soddisfare la voglia di dolce è senz’altro preferibile mangiare un cachi che qualsiasi snack con zuccheri aggiunti.
Qualche veloce ricetta per utilizzare i cachi al meglio
Una merenda composta da un cachi e due-tre noci o mandorle è saziante, energetica e appagante e non provocherà sbalzi glicemici. Un cachi, magari mescolato allo yogurt, può addolcire la colazione evitando l’uso di zuccheri raffinati ed è perfetto nei frullati (da provare in abbinamento agli spinaci) o per realizzare salse in accompagnamento a piatti di carne o pesce (per esempio con semi di coriandolo tostati e pestati e succo di lime), insalate (il cachi mela con noci tostate e formaggio caprino stupirà anche i più scettici).
Il cachi, inoltre, può essere la base per il dessert più semplice e veloce del mondo: basta frullarlo con un po’ di cacao in polvere (o di cannella, o di crema di mandorle, a seconda dell’aroma che si vuole conferire) e trasferirlo in frigorifero per qualche ora per ottenere un dolce al cucchiaio sano e naturale veramente prelibato.
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Scritto da Redazione
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